ELEMENTI DI COMUNICAZIONE E RELAZIONI PUBBLICHE
A cura di: Gian Luigi Pezza  
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Lezione 5

Sviluppo storico delle Relazioni Pubbliche

Gli studiosi sono concordi nel far risalire alla fine del secolo scorso la data d'inizio delle relazioni pubbliche. Le ragioni che concorsero a creare il clima necessario per la loro apparizione furono sostanzialmente tre e precisamente:
  1. lo sviluppo industriale
  2. la coscienza sociale
  3. il potere della pubblica opinione.
Questi fattori avevano raggiunto certi livelli soprattutto negli Stati Uniti dove, sul finire dell'800 si verificò un imprevedibile accrescersi delle industrie, delle compagnie ferroviarie e delle imprese di utilità pubblica (trasporto dell'energia elettrica, telefoni, ecc.) Nello stesso tempo si ebbe un fortissimo incremento della popolazione che si concentrò nelle grandi città; giornali e periodici presero un inaspettato sviluppo. Sorsero potenti monopoli; ricchezze e potere si concentrarono nelle mani di pochi.

Coloro che avevano in mano il potere ritenevano che meno il pubblico avesse saputo dei loro affari, meglio questi sarebbero andati.

Di fronte a questo stato di cose si ebbe una duplice reazione:
- da parte del Governo furono emessi particolari strumenti. legislativi quali le leggi antitrust, cioè antimonopolistiche (Sherman, Antitrust Act, Interstate Commerce Act ecc.
- da parte dei sindacati che cominciarono ad affermarsi come libera espressione dei lavoratori nei confronti dei datori di lavoro. Le grandi imprese, sotto lo stimolo delle leggi federali da un lato e dell'azione dei sindacati dall'altro, si trovarono nella necessità di affrontare l'opinione pubblica (scossa da una serie di campagne scandalistiche della stampa) per illustrare al cittadino la propria attività e i propri atteggiamenti.

Le grandi imprese assunsero giornalisti incaricati di controbattere le campagne scandalistiche che apparivano sui giornali.

La stessa cosa fecero anche sindacati e Governo. L'opinione pubblica divenne automaticamente arbitro e giudice dello sviluppo economico e sociale del Paese.

Gli uomini che avevano il compito di informare l'opinione. pubblica furono detti "publicity-man" e, sebbene molti di loro fossero noti giornalisti, non mostrarono molta attenzione per i grossi problemi in gioco limitandosi ad essere dei portavoce autorizzati delle imprese.

Ci fu naturalmente qualche eccezione; una di queste fu Ivy Lee. Lee, che aveva lavorato al giornale "The world", fu uno dei primi giornalisti americani ad intraprendere le nuova professione. A differenza dei colleghi, non si limitò a fare il "portavoce" di questa o quella impresa in modo del tutto passivo, ma resosi conto che la politica del silenzio e del segreto era superata dai tempi, convinse le imprese per le quali lavorava a rivedere i loro atteggiamenti nei confronti del pubblico. Qualche anno più tardi, nel 1906, Lee lavorando per una grossa compagnia ferroviaria, enunciò un principio, per quei tempi, rivoluzionario: io lavoro, disse Lee, per interpretare l'azienda al pubblico e il pubblico all'azienda.

Nel 1914 quando Lee incontrò Rockefeller, nei giorni difficili in cui le aziende del celebre magnate dell'industria americana erano tormentate da scioperi e prese di mira dal Governo, suggerì delle soluzioni che non vennero accolte favorevolmente da Rockefeller, scontroso e schivo di pubblicità.

Ma qualche tempo dopo, essendosi maggiormente acuita la situazione, Rockefeller chiamò Lee il quale iniziò la prima attività di relazioni pubbliche coordinata e organizzata che la storia ricordi. Lee lavorò molti anni per Rockefeller, allora considerato vecchio gretto capitalista, e lo convinse ad attuare una serie di iniziative dirette ad avvicinarlo all'opinione pubblica. Dalla collaborazione tra Rockefeller ed Ivy Lee sorse, tra l'altro, la Fondazione Rockefeller famosa in tutto il mondo.

Ivy Lee è ormai considerato tradizionalmente il padre delle relazioni pubbliche; sulla sua scia altri giornalisti intrapresero la nuova professione anche se molti di loro non riuscirono ad elevarla al di sopra di interessi prettamente pubblicitari.

Si svilupparono nuove tecniche di informazione di massa; e se da un lato questo fu un beneficio dall'altro contribuì tuttavia a confondere le relazioni pubbliche con le attività di pubblicità e propaganda che adoperavano le medesime tecniche.

Lo sviluppo delle R. P. negli Stati Uniti ebbe notevole impulso soprattutto in occasione del primo conflitto mondiale allorché il Governo ne adottò le tecniche per illustrare agli americani i problemi dell'Europa e per rompere l'isolazionismo in cui il Paese si era chiuso.

Nel dopoguerra tecniche di relazioni pubbliche furono impiegate per far fronte ad una serie di problemi quali il reinserimento dei reduci nella vita civile: la ricerca di mercati per i nuovi prodotti realizzati dalle nuove industrie di guerra; la crescente concorrenza sui mercati nazionali ed internazionali.

La crisi economica del 1929 dette alle R. P. un ulteriore impulso. I gruppi organizzati compresero la necessità di informare il pubblico per averne in cambio l'appoggio. Un propugnatore di tale tesi fu lo stesso presidente degli Stati Uniti, Roosevelt.

Ma lo sviluppo maggiore delle R. P. fu dovuto essenzialmente alla riscossa economica e sociale che segui alla crisi. Dopo il 1929 tutte le maggiori imprese private e molti enti pubblici istituirono, nel loro ambito, veri e propri servizi di R. P.

Questo periodo è caratterizzato dall'interesse degli studiosi di scienze sociali per le R. P.; nasce una dottrina che cerca di formulare delle definizioni e chiarire le distinzioni tra pubblicità e R.P. si parla di "consulente di R.P.'" e non più dì "publicity men"; sorgono le prime scuole di R. P.

La seconda guerra mondiale dette un ulteriore sviluppo alle R. P. quando le imprese, nella impossibilità di far fronte alle richieste del mercato interno, impegnate com'erano nella produzione bellica, compirono quello che può essere considerato il maggiore sforzo collettivo fatto dalle industrie del mondo per mantenere il proprio mercato in attesa di un ritorno a tempi normali.

Le R. P. e la pubblicità di prestigio (cosiddetta propaganda istituzionale) cioè quella forma di informazione diretta ad illustrare i servizi di una azienda e non i suoi prodotti, vennero tra il 1940 e il 1945 interamente indirizzate negli USA a conservare la fiducia dei consumatori nonostante l'impossibilità di accontentare tutte le loro richieste nel campo dei consumi.

Tale indirizzo mutò tuttavia in parte le iniziali finalità di relazioni pubbliche. Non si trattava più di creare un punto di incontro tra opinione pubblica e imprese quanto di mantenere un mercato.

Le R.P. da un piano sociale si spostavano verso indirizzi specificamente commerciali.

Di pari passo con il progredire delle relazioni pubbliche in America, altri Paesi studiavano e adottavano le tecniche di avvicinamento e di colloquio con il cittadino.

Le R. P. prendevano così piede in Gran Bretagna, nei Paesi scandinavi, in Canada, in Australia, in Francia, Belgio, Olanda ecc., finché, nel dopoguerra, giungevano anche in Italia. Il loro avvento nel nostro Paese fu ritardato dalla struttura politica italiana tra le due guerre. I regimi autoritari non nutrono particolare simpatia per i dialoghi con l'opinione pubblica.

Le prime forme di R. P. in Italia (non note come tali) risalgono a prima della guerra e sono opera di alcuni grandi pubblicitari (Maestro, Milani ecc. ), ma sono da considerarsi iniziative di carattere promozionale non rispondenti ad una precisa tematica di relazioni pubbliche. Bisogna attendere il dopoguerra per vedere due uffici stampa trasformarsi rapidamente in uffici di R. P.: sono quelli della ESSO e della SHELL; siamo agli inizi degli anni cinquanta. A Milano sorge (1952) l'Istituto Pubbliche Relazioni.

Il primo vero ufficio di Relazioni Pubbliche, viene istituito nel 1954 dal Comitato Nazionale della Produttività (C.N.P.). Sempre nel 1954 viene fondata a Roma l'Associazione Italiana Relazioni Pubbliche, con il fine di riunire i professionisti e di istituire corsi di studio per la diffusione della nuova disciplina.

Si manifestano due tendenze: l'una che chiameremo pubblicitaria, portata ad identificare nelle relazioni pubbliche uno strumento di vendita, di promozione e di conquista dei mercati; l'altra che definiremo sociale, orientata a utilizzarle soprattutto come strumento dì rapporti nella comunità a favore degli enti, delle imprese e del cittadino. I due indirizzi trovarono la loro giustificazione nella diversa educazione mentale degli uomini che formarono i primi gruppi promotori. Pubblicitari gli uni, e quindi più sensibili al fatto commerciale; giornalisti gli altri, essenzialmente compresi dei valori informativi.

Dopo una prima fase dì sviluppo all'inizio degli anni sessanta la situazione mutò. Le relazioni pubbliche cominciarono ad incontrare sulla loro strada consistenti ostacoli da parte delle amministrazioni e delle imprese non sempre ricettive alle istanze di "colloquio; lo stesso mondo imprenditoriale era turbato dall'inserimento di elementi portatori di una mentalità nuova.

Il cammino delle R. P. in Italia è stato inversamente proporzionale alla loro diffusione. Oggi, dopo una fase recessiva, dovuta a un mutamento di indirizzi (R. P. come propaganda) è succeduta una terza fase, che potremo definire di stasi, caratterizzata da una grossa dose di improvvisazione, dovuta alla mancanza di formazione dei quadri. I nuovi uomini di relazioni pubbliche sono nella maggior parte dei casi, degli autodidatti, che si stanno formando sulla base della propria esperienza ripetendo gli errori del passato; mancano le scuole di R.P. (esistenti invece in tutti gli altri Paesi), e i "vecchi" esperti di R. P. stanno purtroppo scomparendo.


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Theorèin - Luglio 2004